La mia esperienza mi insegna che alcuni aspetti che riguardano gli ETF, essendo non immediati e per questo poco conosciuti, nella realtà sono molto più importanti di quanto non lasci pensare il credo comune. Qui cercherò di elencarveli nella speranza che possano darvi un “valore aggiunto”
Iniziamo le nostre “curiosità” trattando la liquidità degli ETF. Questa viene garantita da vari soggetti che possono operare simultaneamente. Il più importante è lo specialist ovvero il Market Maker ufficiale (che quasi sempre coincide con la società emittente lo strumento), che ha obblighi prestabiliti e ben delineati dal regolamento di borsa, relativi ai quantitativi minimi e ai differenziali fra denaro e lettera. A questo soggetto vanno affiancati i Market Maker non ufficiali. Si tratta di grandi intermediari finanziari, con vocazione internazionale che per loro natura operano e negoziano con frequenza questi strumenti su tutte le piazze finanziarie mondiali. Questi fanno accordi con la borsa di quotazione dello strumento (nel nostro caso Borsa Italiana S.p.A.), contrattando anche l’esenzione delle fee (commissioni) al raggiungimento di determinati volumi di negoziazione/scambi. A differenza dello specialist, i market maker non hanno nessun obbligo formale in termini di quantitativi negoziati giornalmente e spread denaro/lettera. Infine, come descritto nell’articolo “Creation/redemption in kind”, esistono intermediari detti Authorized Partecipant che possono creare/distruggere l’ETF stesso.
Secondo aspetto, non conosciuto da molti, consiste nel fatto che gli ETF, a pari di qualsiasi altro fondo e a differenza delle comune azioni, possono tranquillamente essere inseriti in depositi cointestati. Non sono quindi nominativi.
La trasparenza tipica di questa innovativa tipologia di strumento finanziario consente ogni giorno di conoscere il NAV dell’ETF e, con non poche difficoltà, la composizione dello stesso (creation basket) e quella dell’indice benchmark di riferimento. In tempo reale è teoricamente possibile anche avere i dati dell’iNAV (Indicative Net Asset Value) cioè il valore dell’ETF durante ogni minuto della giornata (ma sono servizi destinati ai grandi trader…).
L’ETF (a differenza di altri strumenti similari) molto spesso riconosce agli investitori i dividendi/cedole incassati a fronte delle azioni/obbligazioni detenute in portafoglio. I dividendi vengono distribuiti con periodicità diversa (di solito ogni 3 mesi). Non è però possibile generalizzare in quanto esistono ETF a capitalizzazione dei proventi, ovvero che reinvestono al loro interno tali flussi (dividendi per le azioni e cedole per le obbligazioni) senza distribuirle direttamente agli investitori ma, semplicemente, reinvestendole nel fondo.
Gli ETF possono teoricamente esseri presi a prestito per poterli vendere allo scoperto (short selling nel gergo usato dagli addetti ai lavori). In questo modo si scommette non sul rialzo ma sul ribasso delle quotazioni del fondo, ricomprandoli successivamente alla vendita ad un prezzo (si spera) inferiore. Ho usato il termine “teoricamente” in quanto il servizio di short selling deve essere fornito dal proprio intermediario e si contano sulla dita di una mano le banche/Sim che consentono questo tipo di operatività.
Con gli ETF, al pari di molti fondi comuni, è possibile operare tramite Piani di Accumulo (PAC). Si tratta della possibilità di pianificare investimenti sull’ETF attraverso versamenti fatti con varie periodicità (es. mensile), ossia investendo piccole rate costanti in un arco temporale prestabilito di medio/lungo periodo. Il tutto al fine di “limare” la volatilità tipica dei mercati finanziari e ridurre i rischi tipici del “timing” di entrata. Anche qui però sono veramente poche le banche/SIM che consentono questo tipo di operatività.
Recentemente alcune Banche/Sim hanno consentito agli investitori privati (su loro esplicita richiesta) di negoziare gli ETF quotati su Borsa Italiana usufruendo del servizio di “Marginazione”.
Quest’ultimo, già utilizzato in passato per altri strumenti finanziari (es. le azioni), consente di acquistare un ETF impiegando solo una parte dell’importo complessivo che si intende investire; questa scelta permette pertanto di ottenere un “Effetto Leva”, ampliando notevolmente i rischi e la volatilità dell’investimento.